mercoledì 28 dicembre 2011


Con il Suo amore noi possiamo sopportare il dolore, soffocare la paura, perdonare liberamente, evitare le contese, rinnovare la forza ed essere di beneficio e aiuto per gli altri.

Che cosa del vero amore tocca ogni cuore? Perché le semplici frasi «ti amo» o «ti voglio bene» evocano tale gioia universale?

Gli uomini attribuiscono svariate ragioni, ma il motivo reale è che ogni persona che viene sulla terra è un figlio di spirito di Dio. Dato che tutto l’amore proviene da Dio, noi nasciamo con la capacità e il desiderio di amare ed essere amati. Una delle connessioni più forti che abbiamo con la nostra vita pre-terrena è dovuta al grande amore di nostro Padre e di Gesù per noi e il nostro amore per Loro. Anche se un velo copre la nostra memoria, ogni qual volta proviamo il vero amore, esso risveglia un desiderio che non si può negare.

Rispondere al vero amore fa parte del nostro essere. Abbiamo il desiderio innato di risentire qui l’amore che provavamo là. Solo se sentiamo l’amore di Dio riempire i nostri cuori possiamo essere completamente felici.

L’amore di Dio riempie le immensità dello spazio, quindi non c’è carenza d’amore nell’universo, solo della nostra volontà di fare ciò che è necessario per sentirlo. Gesù spiegò cosa dobbiamo fare: «Ama il Signore Iddio tuo con tutto il tuo cuore... l’anima tua... la forza tua, e... la mente tua, e il tuo prossimo come te stesso» (Luca 10:27).

Più obbediamo a Dio, maggiormente desideriamo aiutare gli altri. Più aiutiamo gli altri, maggiormente amiamo Dio. D’altra parte, più disobbediamo a Dio, maggiore è il nostro egoismo e minore l’amore che proviamo.

Cercare di trovare l’amore duraturo senza obbedire a Dio è come cercare di dissetarsi bevendo da una coppa vuota: si può fare il gesto, ma la sete rimane. Similmente, cercare di trovare amore senza aiutare gli altri e sacrificarsi per loro è come cercare di vivere senza mangiare: è contrario alla legge della natura e non può funzionare. Non possiamo contraffare l’amore. Deve diventare parte di noi. Il profeta Mormon ha spiegato:

«La carità è il puro amore di Cristo, e sussiste in eterno; e colui che sarà trovato pervaso di essa all’ultimo giorno, tutto andrà bene per lui.

Pertanto, miei diletti fratelli, pregate il Padre con tutta la forza del vostro cuore, per poter essere riempiti di questo amore» (Moroni 7:47–48).

Dio è ansioso di aiutarci a sentire il Suo amore, ovunque siamo. Lasciate che vi faccia un esempio.

Quand’ero un giovane missionario fui assegnato a una piccola isola di 700 abitanti in una zona remota del Pacifico meridionale. La temperatura era opprimente, le zanzare erano terribili, il fango era ovunque, la lingua era impossibile e il cibo, sì, il cibo era... «diverso».

Dopo alcuni mesi, la nostra isola fu colpita da un potente uragano. La devastazione fu enorme. Il raccolto fu rovinato, molti persero la vita, le case rase al suolo e la stazione telegrafica, il nostro unico collegamento con il mondo esterno, andò distrutta.Di solito una piccola imbarcazione del governo veniva una volta al mese, talvolta dopo due mesi, quindi razionammo il cibo in modo che durasse quattro o cinque settimane, nella speranza che giungesse la barca. Ma non arrivò alcuna barca. Diventavamo ogni giorno più deboli. Ci furono atti di grande gentilezza, ma affrontando la sesta e settima settimana con pochissimo cibo, eravamo molto deboli. Feki, il mio collega nativo del posto, mi aiutò in ogni modo possibile, ma all’inizio dell’ottava settimana non avevo più energie. Stavo seduto all’ombra di un albero, pregavo, leggevo le Scritture e trascorrevo le ore a ponderare sulle cose dell’eternità.

La nona settimana portò ben pochi cambiamenti, tuttavia ebbi un grande mutamento interiore. Provai l’amore del Signore in modo più profondo di quanto l’avessi mai provato prima e seppi in prima persona che il Suo amore «è la più desiderabile di tutte le cose… Sì, e la più gioiosa per l’anima» (1 Nefi 11:22–23).

Ero praticamente «pelle e ossa». Ricordo che guardavo, con profonda riverenza, il battito del cuore, il respiro dei polmoni e pensavo: Quale meraviglioso corpo Dio ha creato per ospitare il nostro altrettanto meraviglioso spirito! Il pensiero che l’unione permanente di questi due elementi era resa possibile dall’amore del Salvatore, il Suo sacrificio espiatorio e la Risurrezione, dava tanta ispirazione e soddisfazione che faceva svanire qualsiasi disagio fisico.

Quando comprendiamo chi è Dio, chi siamo noi, quanto Egli ci ama e qual è il Suo piano per noi, la paura svanisce. Quando abbiamo il più tenue barlume di queste verità, la nostra preoccupazione per le cose terrene si dissolve. Pensare che crediamo alle menzogne di Satana quando dice che il potere, la fama o la ricchezza sono importanti è veramente ridicolo, o lo sarebbe, se non fosse così triste.

Ho imparato che come un missile deve vincere la forza di gravità per sfrecciare nello spazio, così noi dobbiamo vincere il mondo per levarci nei regni eterni della comprensione e dell’amore. Mi resi conto che la mia vita terrena sarebbe potuta terminare lì, ma non ero in preda al panico. Sapevo che la vita sarebbe continuata, qui o là non sarebbe stato realmente importante. Ciò che contava veramente era quanto amore avevo nel cuore. Sapevo di doverne avere di più! Sapevo che la nostra felicità attuale ed eterna è direttamente proporzionale alla nostra capacità di amare.

Mentre questi pensieri affollavano e sollevavano la mia anima, iniziai a sentire delle voci concitate. Gli occhi del mio collega Feki brillavano quando mi disse: «Kolipoki, è arrivata una barca, ed è piena di cibo. Siamo salvi! Non sei felice?» Non ne ero sicuro, ma dal momento che la barca era arrivata, doveva essere la risposta di Dio, quindi ero contento. Feki mi diede del cibo e disse: «Ecco, mangia». Io esitai. Guardai il cibo. Guardai Feki. Guardai in cielo e chiusi gli occhi.

Provai qualcosa di molto profondo. Ero grato che la mia vita sulla terra sarebbe continuata, ma provai un sentimento di tristezza, un leggero senso di rinvio, come quando le tenebre avvolgono i colori brillanti di un tramonto perfetto e ci si rende conto che bisogna aspettare la sera seguente per godere nuovamente di tale bellezza.

Non ero sicuro di voler aprire gli occhi, ma quando lo feci, mi resi conto che l’amore di Dio aveva cambiato tutto: il caldo, il fango, le zanzare, la gente, la lingua, il cibo non erano più un problema. Tutti coloro che in precedenza avevano cercato di nuocermi non erano più miei nemici, ma miei fratelli e sorelle. Essere pieni dell’amore di Dio è la cosa più gioiosa di tutte e vale qualsiasi prezzo.

Ringraziai Dio per quel momento bellissimo e per tutto quello che ci ricorda il Suo amore: il sole, la luna, le stelle, la terra, la nascita di un bambino, il sorriso di un amico. Lo ringraziai per le Scritture, per il privilegio di poter pregare e per il più meraviglioso memento del Suo amore: il sacramento.

Imparai che il canto degli inni sacramentali con intento reale, di frasi come «Iddio ebbe carità», o «Qual grande amor il Suo fu, noi pure l’amerem» gonfierà il nostro cuore di amore e gratitudine (vedere «Iddio ebbe carità», Inni, n. 105; «Un verde colle v’è lontano», Inni n: 115). Nell’ascoltare con cuore sincero le preghiere sacramentali, e frasi come «ricordarsi sempre di Lui», «obbedire ai Suoi comandamenti», «avere sempre con sé il Suo Spirito» il nostro cuore si riempirà del desiderio di essere migliori (vedere DeA 20:77, 79). Quando prendiamo il pane e l’acqua con un cuore spezzato e uno spirito contrito, so che possiamo sentire e persino udire quelle meravigliose parole: «Ti voglio bene. Ti voglio bene».

Pensavo che non avrei mai dimenticato quei sentimenti, ma l’attrazione del mondo è forte e noi tendiamo a scivolare. Ma Dio continua ad amarci.

Molti mesi dopo aver riacquistato le forze, fummo colpiti da un’altra violenta tempesta, questa volta in mare. Le onde erano talmente alte che rovesciarono la nostra piccola barca, gettandoci tutti e tre nell’oceano infuriato e agitato. Quando mi ritrovai nel mare tempestoso fui sorpreso, spaventato e un po’ arrabbiato. «Perché è successo?» Pensai. «Sono un missionario. Dov’è la mia protezione? I missionari non dovrebbero nuotare».

Eppure dovevo nuotare se volevo sopravvivere. Ogni volta che mi lamentavo mi ritrovavo sotto l’acqua, quindi non impiegai molto prima di smettere. Le cose sono come sono, e lamentarsi non aiuta. Avevo bisogno di tutta l’energia per tenere la testa al di sopra dell’acqua e giungere a riva. Poiché ero uno Scout aquila ero un buon nuotatore, ma col tempo il vento e le onde cominciarono ad indebolirmi. Non smisi mai di provare, ma a un certo punto i miei muscoli non riuscivano più a muoversi.

Avevo una preghiera nel cuore, tuttavia iniziai ad affondare. Mentre stavo affondando per quella che poteva essere l’ultima volta, il Signore infuse nella mia mente e nel mio cuore un profondo sentimento di amore per una persona molto speciale. Fu come se potessi vederla e sentirla. Anche se era a tredicimila chilometri di distanza, il potere dell’amore percorse la distanza penetrando il tempo e lo spazio, mi raggiunse e mi risollevò dagli abissi dell’oscurità, della disperazione e della morte e mi riportò alla luce, alla vita e alla speranza. Con un’improvvisa esplosione di energia giunsi a riva, dove trovai i miei compagni. Non bisogna mai sottovalutare il potere del vero amore, perché non conosce barriere.

Quando siamo riempiti dell’amore di Dio, possiamo fare, vedere e comprendere cose che altrimenti non potremmo fare, vedere o comprendere. Con il Suo amore noi possiamo sopportare il dolore, soffocare la paura, perdonare liberamente, evitare le contese, rinnovare la forza ed essere di beneficio e aiuto per gli altri in modi sorprendenti anche per noi.

Gesù Cristo era pieno di amore indescrivibile quando sopportò l’incomprensibile dolore, crudeltà e ingiustizia per noi. Grazie al Suo amore per noi Egli superò tutte le barriere altrimenti insormontabili. Il Suo amore non conosce barriere. Egli ci invita a seguirLo e a essere partecipi del Suo amore infinito, per poterci anche noi levare al di sopra del dolore, della crudeltà e dell’ingiustizia di questo mondo e poter aiutare, perdonare e benedire.

So che Egli vive e ci ama. So che possiamo sentire il Suo amore qui e ora. So che la Sua voce è di perfetta dolcezza e penetra nel nostro intimo. So che Egli sorride ed è colmo di compassione e di amore. So che è pieno di gentilezza, bontà, misericordia e desiderio di aiutare. Lo amo con tutto il cuore. Porto testimonianza che quando saremo pronti, il Suo puro amore supererà istantaneamente il tempo e lo spazio per raggiungerci e risollevarci dagli abissi dei mari tumultuosi di oscurità, peccato, dolore, morte o disperazione in cui ci potremo trovare, per portarci alla luce, alla vita e all’amore dell’eternità. Nel nome di Gesù Cristo. Amen.

lunedì 6 dicembre 2010

ALL'INIZIO DELL'ANNO.



Non ci illuda il fatto di essere di nuovo all'inizio.

"Sulla meridiana di una chiesa della Val d'Aosta sta scritto in patois:
È più tardi di quanto crediate". Quindi è meglio restare convinti che è
tardi, dato che il tempo concesso dalla Misericordia di Dio per la
nostra conversione è finito, dobbiamo entrare nei tempi della concordia
e pace che Dio ci viene a portare, e sarà Gesù a dare il via ad un anno
nuovo, ad un'era nuova. Sarà Gesù, non è stato il rintocco dell'orologio
alla mezzanotte del 31 dicembre con i botti immancabili che sempre
accompagnano quel momento. Ieri sera si trattava solo di un attimo che
succede ad un altro eppure gli uomini sembravano impazzire. E la loro è
una festa che sa di tragico, se non si sono ancora preparati per il
ritorno del Signore che si fa più vicino, per loro è sicuramente più
tardi di quanto credano, e non se ne rendono conto, che forse il tempo
per cambiare non ce l'avranno più. Quindi è più salutare pensare che
siamo alla fine, che ritenere che siamo all'inizio. Perché l'uomo non ha
nessun potere, come dice Gesù, neppure di allungare di un'ora sola la
sua vita, o di rendere nero o bianco un solo capello (tingerlo di fuori
magari, ma il capello all'interno resta come dice Gesù che ha – Lui solo
– parole di verità). E' di Dio il potere, non nostro, il potere di dare
un nuovo inizio a tutte le cose, e stamani veniamo qui a domandarglielo
umilmente. Come fa Dio a dare un nuovo inizio a tutto? Con una Mamma
nuova, che genera divinamente, e noi supplichiamo di essere parte di
quel Corpo Mistico da Lei generato. Mystici Corporis – come scriveva Pio
XII – di venerata memoria, servo di Dio.


Chiediamo, come dice la Parola di Dio, la benedizione che viene da Lui
solo. Ma quanti la cercheranno davvero, la considereranno importante
tale benedizione?

Dio benedì Adamo ed Eva, ma essi preferirono la maledizione; in seguito
capirono cosa avevano perso. Dio benedì Noè, ed egli diede inizio ad una
umanità rinnovata. Dio benedì Abramo fedele, ed egli diede inizio al
popolo ebreo, il popolo di Dio. Dio benedì Maria, ed Ella divenne la
Madre del Signore.

Al termine della vita e della storia, per l'ultima volta si udranno due
parole: «Venite benedetti», oppure, «Andate lontano da me, maledetti».

Il nostro Dio è Dio che benedice sempre e tutti; eredita la maledizione
solo chi rifiuta la benedizione di Dio.

La benedizione ci giunge anche attraverso quei messaggi che Gesù si
degna ancora di dare. In uno di essi dice:
Le anime sono da me amate tutte con infinito amore; se io fossi più
conosciuto, sarei più riamato. Non tutti mi stimano e mi trattano come
merita il Figlio di Dio, il Salvatore del mondo.
C'è chi mi considera estraneo alla sua vita. Altri mi offendono e
continuano serenamente i loro affari, pensando: Prima di morire,
aggiusterò i conti con Gesù! Taluni fanno il male e quasi si arrabbiano
contro di me, perché faccio sentir loro il pungolo del rimorso. C'è chi
si dispera, pensando che le sue colpe hanno oltrepassato i limiti della
mia misericordia. Non pochi mi pensano cosi lontano, sino a perdermi di
vista. Anime, che si dicono pie, al momento della prova, quando poggio
la croce sulle loro spalle, pensano che io sia crudele e che non sappia
trattare i miei amici. Poi ci sono le anime che camminano sulla via
della mia volontà, disposte a qualunque sacrificio, pur di farmi
piacere. Io sono il fine del loro operare; mi tengono in cima ai loro
pensieri; nel cuore mi tengono come in un trono di amore.
Stanno vigilanti per non commettere venialità; se per caso mancano,
riparano, si umiliano e riallacciano subito i loro vincoli amorosi. Di
tali anime ne tengo in gran numero e sono esse che formano le mie
delizie. Le benedico di continuo, distribuisco con sapienza le loro ore
di gioia e di dolore, le sostengo nella prova. Le aspetto a braccia
aperte nella gloria del Paradiso, per ricompensarle di tutto l'amore che
mi dimostrano. Per costoro io sono il Gesù soave, dolce, sorridente.
Quando mi fermai a contemplare la città di Gerusalemme che si stendeva
sotto il mio sguardo, pensando all'ingratitudine dimostrata verso di me,
Messia, ed alla distruzione che l'attendeva, fui preso da tanta
tristezza che piansi. Quante anime mi tocca guardare con profonda
tristezza, perché non corrispondono alle mie cure e non sanno darmi che
dispiaceri! E su quante altre piango, prevedendo la loro eterna
perdizione!



Voglio vivere per te ed in te. Sinora ti ho tenuto in un cantuccio della
mia mente e del mio cuore; da ora in poi voglio pensarti spesso, con
gioia, con amore; il mio cuore deve battere per te solo, cercando di
piacerti istante per istante. Cosa mi giova per l'eternità il piacere
alle creature, il lasciarle contente di me, se non lascio pienamente
contento te, che sei il mio tutto e l'eterna ricompensa? Per consolidare
questo nostro proposito di inizio d'anno facciamo l'atto di
consacrazione alla B.V.M. Immacolata scritto da San Massimiliano Kolbe:
O Immacolata, Regina del cielo e della terra, rifugio dei peccatori e
Madre nostra amorosissima, cui Dio volle affidare l'intera economia
della misericordia, io N.N., indegno peccatore, mi prostro ai tuoi piedi
supplicandoti umilmente di volermi accettare tutto e completamente come
cosa e proprietà tua, e di fare con me e con tutte le facoltà della mia
anima e del mio corpo, con la mia vita, morte ed eternità, ciò che ti
piace. Disponi pure, se vuoi, di tutto me stesso senza alcuna riserva
per compiere ciò che è stato detto di te: "Ella ti schiaccerà il capo" ,
come pure: "tu sola hai distrutto tutte le eresie sul mondo intero",
affinché nelle tue mani immacolate e misericordiosissime io divenga uno
strumento utile per innestare e incrementare il più fortemente possibile
la tua gloria in tante anime smarrite e indifferenti e per estendere, in
tal modo, quanto più possibile il benedetto Regno del sacratissimo Cuore
di Gesù. Dove tu entri, infatti, ottieni la grazia della conversione e
della santificazione, poiché ogni grazia scorre attraverso le tue mani
dal Cuore dolcissimo di Gesù fino a noi.
R. Concedimi di lodarti, o Vergine santissima.

I Vincenti si rifiutano di farsi controllare dalla paura .


I Vincenti

I vincenti colgono le occasioni,

come tutti hanno paura di fallire,

ma si rifiutano di farsi controllare dalla paura.

I vincenti non mollano

quando la vita si fa dura:

ci si attaccano fino a che non migliora.


I vincenti sono flessibili,

sanno che ci sono modi diversi

e ne tentano di nuovi.

I vincenti sanno di non essere perfetti,

rispettano la propria debolezza.

I vincenti cadono, ma non restano a terra,

non lasciano che una caduta

gli impedisca di salire ancora.

I vincenti non accusano il destino

per i loro fallimenti,

né la fortuna per i loro successi.

I vincenti si assumono la responsabilità

della propria vita.

I vincenti pensano positivamente

e sanno vedere il lato buono di tutte le cose,

dall’ordinario riescono a fare cose straordinarie.

I vincenti credono nella strada che hanno scelto

anche quando è dura

e gli altri non vedono dove stanno andando.

I vincenti sono pazienti,

sanno che un obbiettivo vale esattamente quanto

lo sforzo che serve per raggiungerlo.

I vincenti sono gente come te e

rendono il mondo un posto

un po’ migliore per viverci!